24 settembre 2018

Sintomi e sensazioni dopo il trasferimento embrionale. Cosa indicano?

        Sanguinamenti: le piccole perdite – sempre di entità minore rispetto a una mestruazione – nei giorni successivi al trasferimento embrionale sono normali e solitamente scompaiono nell’arco di due o tre giorni. In genere dipendono dalla canalizzazione attraverso il collo dell’utero. Non devono spaventare: sono assolutamente normali.

Картинки по запросу Sintomi e sensazioni dopo il trasferimento embrionale        Vertigini, fitte, coliche o dolori addominali e lombari: si tratta di disturbi normali dopo il trasferimento embrionale. Nella maggior parte dei casi dipendono dalla stimolazione ovarica prodotta nella donna, in particolare nei casi di fecondazione in vitro con ovuli propri. Possono verificarsi anche in occasione dell’iniezione follicolare o della preparazione al ciclo mestruale. Nel caso delle riceventi di ovuli, le vertigini possono dipendere dal trattamento ormonale. Anche l’ansia che si genera durante questi giorni di attesa può giustificare la sensazione di vertigine.

        Gonfiore e indurimento del seno: si tratta di un sintomo frequente dopo la somministrazione di ormoni che precedono il trasferimento embrionale, nella fattispecie con gli estrogeni e il progesterone. Entrambi possono provocare ritenzione di liquidi e sensazione di gonfiore e pesantezza.

Le sensazioni più abituali

        Oltre ai sintomi fisici, l’attesa dopo il trasferimento embrionale implica anche una forte componente emotiva. I nervi, l’ansia, l’insonnia o la sensazione di instabilità causati dal procedimento e il relativo risultato possono comparire in questi giorni.

        No si consiglia il riposo assoluto, ma si raccomanda di evitare gli esercizi intensi e soggetti a sollecitazioni importanti, come la corsa o il movimento aerobico. La cosa importante è trovare delle attività che ci distraggano e che ci facciano sentire bene.

        Nel caso in cui verifichi una forte inquietudine, è possibile fare ricorso a prodotti naturali come la valeriana o i Fiori di Bach per vivere questa attesa con una maggiore tranquillità.

        L’ideale sarebbe condurre una vita normale, mantenendo l’energia e l’ottimismo naturale rispetto ai giorni che seguono il trasferimento.

21 settembre 2018

Non riesco a rimanere incinta! 5 motivi diversi dalla sterilità

1 - Quando non riesci a individuare l'ovulazione
         Ce l'hanno sempre raccontata molto semplice dicendoci che l'ovulazione avviene circa 14 giorni dopo l'inizio del ciclo mestruale. Questo, però, vale solo se hai un ciclo regolare che dura 28 giorni. In realtà l'ovulazione non avviene 14 giorni dopo l'inizio del ciclo, ma 14 giorni prima dell'arrivo del ciclo successivo. In ogni caso, l'ovulazione può anche avvenire il 10° o il 18° giorno del ciclo mestruale.
         Infatti il ciclo è composto da tre fasi: fase follicolare, ovulazione e fase luteale. La prima è quella variabile mentre le altre due, in assenza di patologie, hanno una durata fissa.
         Una volta nell'utero, l'ovulo ha una vita di 24 o massimo 48 ore mentre lo spermatozoo è in grado di sopravvivere per 36 ore.
Come puoi risolvere il problema?
         Puoi scegliere se affidarti alla temperatura basale o agli stick che rilevano l'ovulazione.
         Una volta individuata l'ovulazione, devi solo individuare il momento migliore in cui avere un rapporto sessuale: questo momento è 4 giorni prima del processo di ovulazione o 4 giorni dopo. Per avere qualche chance in più, inoltre, aumentare l'intensità dei rapporti in prossimità dell'ovulazione: può rivelarsi utile.
         Nel caso in cui l'ovulazione sia irregolare (e così dunque anche il tuo ciclo) o, ancora peggio, non si verifichi, il tuo ginecologo ti prescriverà dei dosaggi ormonali, per poter individuare eventuali squilibri.

2 - Quando hai un'infezione ginecologica
         L'infezione ginecologica è una delle cause più comuni di infertilità momentanea e transitoria.
Spesso si tratta di infezioni silenti, che non danno sintomi oppure ne danno di molto leggeri che vengono presi spesso sottogamba.
         La Candida Albicans è una di queste e, alterando l'ambiente vaginale, potrebbe danneggiare la vitalità degli spermatozoi non consentendo loro di fecondare l'ovulo.
         Il batterio più difficile da individuare però, è sicuramente la Chlamydia. Questo è così potente da provocare un'infezione alle tube di Falloppio che si possono ostruire e persino danneggiare. Ovviamente ciò potrebbe impedire e ostacolare la fecondazione.
Come puoi risolvere il problema?
         Quando si parla di infezioni ginecologiche, ancor prima di parlare di soluzione occorre parlare di prevenzione. Una visita annuale dal ginecologo è essenziale! Se l'infezione viene individuata in tempo infatti, può essere risolta tramite l'impiego di una terapia antibiotica.
Se invece l'infezione ha provocato danni come, per esempio l'occlusione delle tube, l'unica soluzione è quella di ricorrere a un'operazione per sanare la situazione e alla fecondazione assistita per diventare madre.

3 - Quando hai le ovaie capricciose...
         Le ovaie, in tutto il processo riproduttivo, hanno il compito più importante e delicato che è quello di produrre la materia prima necessaria al concepimento: gli ovuli.
         Esistono due casi in cui le ovaie fanno i capricci e non funzionano come dovrebbero: un'insufficienza ormonale o una cisti ovarica.

L'insufficienza ormonale 
         Sono veramente molti gli ormoni che influiscono sul funzionamento delle ovaie. Basta che uno solo di questi ormoni non funzioni correttamente perché il processo di ovulazione venga ostacolato.
Come puoi risolvere il problema?
         Il tuo ginecologo, prescrivendoti il dosaggio ormonale (che si effettua tramite un normalissimo prelievo del sangue), può individuare un eventuale malfunzionamento.
         Nella maggior parte dei casi, il tutto si risolve con una terapia ormonale integrativa da effettuare per un periodo di tempo limitato.

La cisti alle ovaie
         Di solito la cisti provoca dolori addominali alla donna ma, qualora fosse asintomatica, il ginecologo se ne accorgerà tramite l'ecografia pelvica effettuata nella visita di controllo annuale.
Come puoi risolvere il problema?
         La cisti alle ovaie è molto comune ma non è sempre la colpevole della momentanea infertilità. In ogni caso viene rimossa con facilità tramite un intervento chirurgico.

4 - ... o l'utero capriccioso
         Quando è l'utero a presentare il problema, di solito la fecondazione avviene ma l'embrione non riesce a impiantarsi.
         Dopo la fecondazione, l'embrione arriva nell'utero che, grazie agli ormoni della gravidanza che aumentano, si ricopre di una mucosa (l'endometrio) e si annida.
         Ci sono diverse patologie che però possono impedire il processo di annidamento dell'embrione: l'endometriosi, una cisti all'utero o una malformazione uterina che impedisce all'embrione di impiantarsi.
         Perché questo problema venga a galla bisognerà ricorrere a degli esami specifici come l'isteroscopia o la video-laparo-chirurgia.
Come puoi risolvere il problema?
         A seconda del problema e dell'entità dello stesso, il ginecologo potrà prescrivere una cura farmacologica e, eventualmente, effettuare anche un intervento chirurgico.

5 - Quando hai problemi di peso
         Non ti aspettavi che la tua fertilità passasse anche attraverso la bilancia vero? E invece è proprio così.
         Un peso eccessivo o la troppa magrezza infatti, possono ostacolare il concepimento.
         Il fatto è che le riserve di grasso del corpo sono estremamente utili alla produzione degli estrogeni (gli ormoni femminili): le donne obese si ritrovano con un eccesso di estrogeni, mentre le donne troppo magre hanno un livello di ormone insufficiente. Questi squilibri ormonali provocano anche un ciclo mestruale irregolare.
Come puoi risolvere il problema?
         Prima di ricorrere a una terapia farmacologica ormonale, sarebbe il caso di cercare di tornare a un peso normale. Nella maggior parte dei casi, infatti, il ritorno al peso forma permette al ciclo mestruale di tornare regolare e si riattiva, così, anche la fertilità della donna.

Fonte https://www.donnamoderna.com/mamme/rimanere-incinta/motivi-sterilita

20 settembre 2018

Come aumentare la fertilità maschile

          Quando si parla di infertilità, purtroppo, ancora oggi la tendenza è quella di associare tale condizione alla donna e al suo apparato riproduttivo. In sostanza, se il bebé non arriva il dito si "punta" nella maggioranza dei casi contro la donna. Invece, non è così raro che l'infertilità sia univoca e di origine maschile.

          Recenti indagini hanno confermato che, oggi, il 15% delle coppie in età riproduttiva sono infertili. Ovvero, si fa fatica a concepire sia che si tratti del primo figlio (infertilità primaria), sia che si parli del secondo (infertilità secondaria).

          Nel 25% di questi casi, l'infertilità è da attribuire all'uomo. Ricordiamo, inoltre, che l'infertilità è diversa dalla sterilità. La prima, infatti, consiste nella riduzione della capacità di procreare dell'uomo e può essere dovuta sia a una produzione di spermatozoi insufficiente al concepimento, sia a una minore qualità degli spermatozoi (poco mobili o morfologicamente inadatti o, ancora, geneticamente alterati). La sterilità, invece, consiste nell'assenza di eiaculazione o nella mancanza completa di spermatozoi.

Infertilità maschile: le cause più comuni
          L'infertilità maschile può avere davvero numerose cause: dalla genetica ai traumi, passando per infezioni uro-genitali e malattie sessualmente trasmissibili come, per esempio, il Papilloma virus (anche per questo motivo, si consiglia di vaccinare i maschi adolescenti contro l'HPV).

          Dunque la prima cosa da fare quando si desidera un bebé, è senz'altro tenere monitorato lo stato di salute e curare eventuali infezioni "al maschile" o malattie sessualmente trasmissibili. Anche infezioni batteriche o malattie virali di diverso tipo (per esempio, una semplice influenza curata male) possono alterare sia la quantità di spermatozoi prodotti, sia la loro qualità.

Stile di vita
Похожее изображение          Lo stile di vita è fondamentale quando si cerca di concepire. Infatti, si tratta di una delle variabili più importanti da tenere in considerazione. E questa regola vale sia per la donna, sia per l'uomo.

          Dunque, prima di tutto è bene ridurre o abolire le cattive abitudini come il fumo e l'abuso di alcolici. Per quanto riguarda il consumo di alcol, sono particolarmente interessanti i risultati di un recente studio, dal titolo “Habitual alcohol consumption associated with reduced semen quality and changes in reproductive hormones; a cross-sectional study among 1221 young danish men”.

          Secondo questa ricerca, infatti, sarebbero a rischio di infertilità (per riduzione degli spermatozoi) gli uomini abituati a consumare cinque o più unità di alcol a settimana (un'unità corrisponde a un bicchiere di vino o di birra).

          Nemmeno sul fumo, inoltre, vi sono dubbi: fumare altera evidentemente il DNA cellulare, influendo dunque anche sulla qualità degli spermatozoi. Infine, attenzione alle fonti di calore che agirebbero in modo deleterio sul livello di fertilità maschile (per esempio, pantaloni o biancheria intima troppo stretti).

Alimentazione
          La dieta, come accade per la salute in generale, ha un'influenza determinante sulla capacità di procreare sia maschile, sia femminile. Recenti studi hanno evidenziato una correlazione tra alimentazione ricca di cibi grassi (grassi saturi, dunque "cattivi) e infertilità maschile.

          Invece, per aumentare la fertilità maschile, è consigliata una dieta ricca di vegetali e di cibi fonte di acidi grassi essenziali (Omega 3, grassi "buoni") come pesce azzurro, frutta secca, olio EVO e semi oleosi.

Intensificare l'attività sessuale
          Più rapporti sessuali si hanno, più sperma si produce. E migliore è anche la sua qualità, come hanno dimostrato numerosi studi. Il numero minimo di rapporti settimanali consigliati è due (ma l'ideale sarebbe averne ogni giorno quando si cerca un bebé):

          Se si desidera un bambino, quindi, è importante sì considerare i giorni del picco ovulatorio per avere rapporti ma è altresì determinante favorire la produzione di spermatozoi attraverso una piacevole attività sessuale continuativa e costante.

Fonte https://www.donnamoderna.com/mamme/rimanere-incinta/come-aumentare-fertilita-maschile

19 settembre 2018

10 cibi e consigli per aumentare la fertilita'

         Dire no al fumo e al cibo spazzatura è un primo passo per rafforzare l'organismo e per incrementare la fertilità. Si parla ormai anche di una vera e propria dieta della fertilità, basata soprattutto su cibi ricchi di vitamina C, acido folico, ferro e omega 3. Ecco alcuni consigli utili per migliorare la fertilità, a partire da un'alimentazione più sana e da uno stile di vita senza stress.

1) Maca
fertilita consigliLa maca è conosciuta anche come ginseng peruviano e viagra peruviano. Viene utilizzata per il trattamento di problemi di fertilità e inoltre avrebbe proprietà afrodisiache. Si tratta dunque di un rimedio naturale per favorire il concepimento, utile sia agli uomini che alle donne. Trovate la maca in erboristeria sotto forma di estratto secco o liquido e di compresse. La dose da assumere è variabile. Chiedete maggiori informazioni al vostro erborista di fiducia.

2) Carote
Le carote stimolano la fertilità maschile e migliorano la qualità dello sperma. A renderlo noto è una ricerca condotta di recente ad Harvard. Gli esperti hanno osservato che il consumo di carote e di frutta e verdura di colore arancione e giallo sarebbe in grado di incrementare la qualità dello sperma del 10%. Sembra proprio che un'alimentazione di questi tipo possa essere utile per rendere gli spermatozoi più rapidi ed attivi, soprattutto grazie all'azione di contrasto dei radicali liberi data dagli antiossidanti di cui questi alimenti naturali sono ricchi.

3) Cavoletti di Bruxelles
I cavoletti di Bruxelles potrebbero rivelarsi molto preziosi per la fertilità sia maschile che femminile e per le coppie che desiderano avere un bambino. Infatti studi recenti hanno sottolineato l'importanza nutrizionale di questo alimento. I cavoletti di Bruxelles sono ricchi di acido folico, essenziale per un ottimo sviluppo del feto. Contengono vitamine che aiutano a migliorare la quantità degli spermatozoi e la loro capacità di raggiungere l'utero e diindolimetano, una sostanza in grado di equlibrare il livello di estrogeni e di incoraggiare la fertilità.

4) Pomodori
I pomodori sarebbero in grado di aumentare la fertilità maschile. Secondo uno studio condotto di recente negli Stati Uniti, il licopene, un antiossidante molto importante presente nei pomodori, potrebbe incrementare la conta degli spermatozoi fino al 70%. Spesso, secondo gli esperti, si ritiene che la mancanza di fertilità sia un problema soprattutto femminile, ma nella maggior parte dei casi la causa del mancato concepimento risiederebbe nella scarsa funzionalità e qualità dello sperma.

5) Frutta secca
La frutta secca è considerata tra gli alimenti essenziali per un'alimentazione che favorisca la fertilità. Il consiglio è di scegliere frutta secca e semi oleaginosi nella forma cruda - dunque, non tostati - per beneficiare del loro contenuto di zinco, omega 3 e vitamina E. Gli omega 3, in particolare, sono ritenuti fondamentali nella dieta per favorire la fertilità, soprattutto per quanto riguarda gli uomini.

6) Vitamina C e antiossidanti
Al pari degli omega 3, un corretto apporto di vitamina C e di antiossidanti nella propria alimentazione viene considerato fondamentale per favorire la fertilità. Si consiglia dunque di consumare frutta e verdura particolarmente ricca di questi elementi nutritivi, come carote, agrumi, kiwi, peperoni, fragole, lamponi, mirtilli, melograni, uva, pompelmi e i già citati pomodori.

7) Ovulazione
Quali alimenti scegliere nei giorni dell'ovulazione? Il consiglio degli esperti è di seguire una dieta ricca di vitamina del gruppo B e di zinco. Lo zinco aiuta la divisione cellulare e stimola la produzione di progesterone. È inoltre utile scegliere cibi ricchi di vitamina C, che potrebbe svolgere a propria volta un ruolo significativo nella produzione di questo ormone e di cui sono ricchi i follicoli dopo l'ovulazione.

8) Mestruazioni
Anche durante le mestruazioni è importante seguire una dieta corretta, che possa essere d'aiuto in quei giorni e nelle fasi successive del ciclo. Gli esperti consigliano di assumere cibi ricchi di ferro, che per quanto riguarda il mondo vegetale è presente soprattutto nei legumi e negli ortaggi a foglia vede scuro. Per incrementare l'assorbimento del ferro di provenienza vegetale, il suggerimento è di consumare, ancora una volta, alimenti ricchi di vitamina C e di arricchire la dieta con peperoni, pomodori, broccoli, kiwi e agrumi.

9) Cibo spazzatura
Evitate il cibo spazzatura ad ogni costo. La fertilità maschile si preserva a partire dalle scelte alimentari e secondo uno studio recente il consumo eccessivo di grassi saturi e di cibo confezionato e da fast food può provocare conseguenze negative sulla qualità degli spermatozoi. Dimentichiamo il junk food e scegliamo soprattutto alimenti naturali per aumentare la fertilità e mantenerci in salute, come frutta fresca, verdura, legumi, frutta secca e cereali integrali.

10) Smog e sigarette
Numerosi fattori possono influire sulla fertilità sia maschile che femminile, compresi lo smog e il fumo di sigaretta. Per quanto riguarda lo smog, trasferirsi in una zona meno inquinata rappresenta il sogno di molti. Se ne avete la possibilità, riscoprite la vita in campagna e, in qualsiasi luogo viviate, impegnatevi per smettere di fumare. Pesticidi, gas di scarico e stili di vita scorretti, infatti, stanno mettendo a repentaglio la fertilità di ragazzi e uomini ancora giovani, almeno in base alle ricerche più recenti.

Fonte https://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/13446-fertilita-cibi-consigli

18 settembre 2018

Quando l'infertilità è di coppia

           DALL’endometriosi alla personalizzazione delle terapie, passando per i trattamenti dell’infertilità maschile, l’impianto dell’embrione e le nuove sfide della clinica nel campo dell’infertilità di coppia. Sono alcuni dei temi affrontati a Padova al convegno “We ART Merck, passato, presente e futuro in fertilità”.

L’INFERTILITA' MASCHILE
Картинки по запросу infertilita di coppia           Oggi la Pma rappresenta per molte coppie infertili una chance per realizzare il sogno della genitorialità. “Ma c’è bisogno - dicono gli esperti - di una stretta collaborazione multidisciplinare tra i vari specialisti per definire la strategia terapeutica più appropriata”. Personalizzare le terapie per dirla con una parola. Ad esempio, nel trattamento dell’infertilità maschile “uno dei problemi è la mancanza di flessibilità del trattamento terapeutico”, spiega Francesco Lombardo, professore associato di Scienze tecniche, mediche e applicate alla Sapienza di Roma.

            In genere, infatti, per i pazienti presi in carico dallo specialista, si ricorre alla somministrazione dell’ormone follicolo stimolante (Fsh), “una terapia – continua Lombardo - che però, in andrologia, è più empirica che razionale. Noi diamo dei farmaci a persone che forse dal punto di vista endocrinologico non ne avrebbero bisogno. Spesso, infatti, la risposta di un paziente alla terapia standard è una scommessa: alcuni pazienti rispondono, altri no”. Un ostacolo dovuto, forse, anche alla “mancanza di disponibilità di indici che ci aiutino a predire la risposta del paziente al trattamento”, ammette il professore.

LA RISPOSTA ALLA TERAPIA
           Ma qualcosa sta cambiando: alcuni studi stanno valutando l’utilità dell’analisi dei polimorfismi del recettore Fsh, il che vorrebbe dire, in futuro, modulare la somministrazione della terapia in base al genotipo: “Lo studio dei polimorfismi del recettore dell’Fsh potrebbero aiutarci a capire se un soggetto risponde o meno a una terapia in maniera adeguata. Un’evidenza - commenta Lombardo - che ci consentirebbe di riuscire a selezionare nel modo migliore i nostri pazienti”.

           Poi c’è il discorso di come misurare il miglioramento della capacità fecondante di un paziente dopo il trattamento: “Ad oggi i parametri seminali classici, che sono numero, motilità e morfologia degli spermatozoi, non ci dicono molto dal punto di vista biologico. Perché passare da 40 a 50 o 60 milioni di spermatozoi in totale è un successo in termini statistici - spiega Lombardo - ma dal punto di vista biologico ci aiuta poco, soprattutto se motilità e morfologia non sono andati di pari passo. Ad oggi l’unica strada che abbiamo, anche se ancora molto imperfetta, è l’indice di frammentazione del Dna spermatico”. Si tratta di un esame che consente di stabilire se il materiale genetico degli spermatozoi ha nella struttura delle rotture che, oltre una certa soglia, potrebbero compromettere la fecondazione e il successivo sviluppo dell’embrione.

IN ANDROLOGIA MANCA LA PREVENZIONE
           Mentre nel campo della ginecologia lo screening è una realtà consolidata, in andrologia siamo un passo indietro: “Manca uno screening di popolazione sulla spermatogenesi che ci consenta, già nei ragazzi, di fare una diagnosi precoce delle patologie”, spiega l’andrologo ed endocrinologo Carlo Foresta dell'università di Padova.

           “Al contrario delle ragazze che già a 18 anni fanno il Pap test e l’ecografia ovarica, per i ragazzi - aggiunge Lombardo - c’è una totale mancanza di prevenzione. Anche per quanto riguarda gli stili di vita, che possono avere un’influenza più o meno importante sulla fertilità. Il consumo di hashish e maryuana agiscono prevalentemente sulla motilità degli spermatozoi, bloccando la catena respiratoria dei mitocondri che sono la fabbrica di energia dello spermatozoo”.

L’ENDOMETRIOSI
           Per quanto riguarda l’infertilità femminile, una malattia comune a molte donne e cronica - spesso dolorosa e invalidante - come l'endometriosi può ostacolare il concepimento. In chi soffre di questo disturbo, l’endometrio - tessuto normalmente all'interno dell'utero - cresce al di fuori. Quando la patologia coinvolge le ovaie, ad esempio, si possono formare delle cisti (endometriomi) che riescono a ridurre la fertilità.

           “Abbiamo diversi strumenti che ci consentono di trattare l’endometriosi, ad esempio la chirurgia, la terapia medica con progestinici e la pillola. Dopo i trattamenti, almeno la metà delle donne - spiega Edgardo Somigliana, responsabile del centro Pma della Fondazione Ca Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - è in grado di concepire naturalmente”.

           E se anche una paziente con endometriosi, una volta trattata, si trova costretta a ricorrere alla Pma, ha buone chance di riuscire a diventare madre: “Se prendiamo le casistiche dei registri più grandi, per esempio quello americano - spiega Filippo Ubaldi, Responsabile clinico del centro di Medicina della riproduzione Genera di Roma - una fecondazione in vitro per endometriosi offre percentuali di gravidanza sovrapponibili a quelle per fattore tubarico, a quella per fattore maschile non severo, ma per esempio superiore a quella per fattore di infertilità idiopatica. Quindi, sembrerebbe che le donne con endometriosi non hanno una riduzione delle probabilità di gravidanza mediante tecniche di Pma”.

LA CRIOCONSERVAZIONE
           Sebbene l’endometriosi non sia una malattia che dà sterilità - ma riduce la fertilità - sono molte le donne che chiedono di crioconservare i loro ovociti. Mentre questa tecnica è convalidata e consentita per la paziente oncologica che dovrà sottoporsi a chemio e radioterapia, “l’indicazione della crioconservazione per chi ha l’endometriosi è tutta da discutere e da capire: la paziente può farla, ma a proprie spese”, commenta Ubaldi.

           Il punto è stabilire quando fare la preservazione della fertilità e a chi farla: “Farla a una donna di 40 anni non ha nessun senso perché la probabilità di avere un bambino è determinata dalla probabilità di avere un ovocita buono, nel senso che sia cromosomicamente sano. E questo dipende dall’età della donna”, ammette Ubaldi. Quindi le candidate per la preservazione della fertilità sono le donne più giovani, perché anche ottenendo poche uova, hanno maggiori probabilità che possano portare a un bambino: “L’età è un fattore del quale dobbiamo tener conto nell’algoritmo terapeutico”, dice Somigliana, che conclude: “Mantenere l’integrità delle ovaie è importante. Ecco perché bisogna essere molto attenti durante la scelta della strategia terapeutica. Sottoporre una donna a un intervento chirurgico ha senz’altro dei rischi: abbiamo visto pazienti andare in menopausa dopo aver tolto cisti endometriosiche a tutte e due le ovaie. Questo è uno degli aspetti per cui è bene non abusare della chirurgia”.

Fonte http://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2018/09/17/news/quando_l_infertilita_e_di_coppia-206694529/

17 settembre 2018

Fibroma uterino: sintomi e cure

         Il fibroma uterino è un tumore benigno che colpisce il 30-40% delle donne tra i 35 e i 55 anni, equivalente a 24 milioni di donne in Europa e più di 3 milioni in Italia: un numero elevatissimo di cui molte sono assolutamente ignare della causa che impedisce loro di vivere una vita piena e libera da condizionamenti. Stanchezza, dolore, una gravidanza che non arriva, la vita intima di coppia sempre meno soddisfacente sono alcune delle complicazioni che possono essere generate dalla presenza del fibroma uterino.

         Le cause sono tutt’ora oggetto di studio, ma è stato osservato che estrogeni e progesterone ne favoriscono la crescita. La genetica è il primo fattore di rischio, per questo non è possibile fare prevenzione. Non è ancora chiaro se altre variabili come la dieta o l’obesità incidano sul rischio di sviluppare dei fibromi. Per ora solo alcuni studi sostengono di aver colto una correlazione con un’alimentazione ricca di grassi e povera di fibre.

         L’esame di routine per fare una diagnosi di fibromi di dimensioni standard consiste in una visita ginecologica accompagnata a un’ecografia transvaginale o addominale. Quelli più grandi, invece, possono essere individuati dal ginecologo anche con una semplice palpazione dell’utero. In alcuni casi, il ginecologo può sottoporre a esami più specifici per confermare la diagnosi, come l’isteroscopia, la risonanza magnetica e l’isterosonografia.

Sintomi

  • Il sintomo più evidente della presenza di un fibroma uterino è l’alterazione del ciclo mestruale, con flussi abbondanti o perdite tra un ciclo e l’altro (a tal proposito, esiste un’app per capire se il flusso è nella norma e monitorarlo nel tempo).
  • Se il fibroma è molto grande, si può avvertire un senso di compressione.
  • I rapporti sessuali e le mestruazioni possono essere particolarmente dolorosi.
  • Un altro sintomo è l’anemia, causata da sanguinamenti abbondanti, a sua volta associata a perdita della vitalità psicologica, fatica fisica, calo della libido.

Cure
  • Quando sono di piccole dimensioni i fibromi non danno problemi particolari e vanno curati solo in caso di sintomi. La decisione del trattamento, infatti, è legata essenzialmente alla presenza di sintomi e all’eventuale desiderio di gravidanza.
  • L’intervento risolutore è chiaramente l’isterectomia (asportazione dell’utero), extrema ratio a cui ricorrere se le condizioni cliniche sono particolarmente gravi e altre strade non siano percorribili.
  • La miomectomia consiste nell’asportazione dei fibromi: l’intervento viene condotto per via addominale tradizionale o in chirurgia mininvasiva laparoscopica.
  • C’è poi l’embolizzazione dell’arteria uterina, praticata da un radiologo interventista: l’iniezione di particelle embolizzanti nei vasi determina un’ischemia acuta del fibroma e la sua involuzione. Molto rapido e importante è l’effetto sui sanguinamenti; più lento quello sulle dimensioni dei fibromi.
  • Tra le nuove opzioni terapeutiche, c’è la somministrazione dell’Ulipristal Acetato, un farmaco che presenta già una notevole sperimentazione clinica. Agisce a livello centrale bloccando l’ovulazione, mentre a livello periferico blocca i recettori del progesterone. Si è dimostrato in grado di controllare il sanguinamento mestruale abbondante – e quindi di contrastare l’anemia – in oltre il 90% delle donne e di determinare una riduzione, sostenuta fino a 6 mesi dopo l’interruzione del trattamento, del volume dei fibromi e dell’utero, il sollievo dai sintomi dolorosi e un miglioramento significativo della qualità di vita delle pazienti, che si mantiene anche dopo la sospensione della terapia e anche con cicli ripetuti di trattamento.
Fonte https://www.diredonna.it/fibroma-uterino-sintomi-e-cure-3110915.html

14 settembre 2018

Infertilità, in 4 donne su 5 è colpa dell’età: a 40 anni possibilità ridotte al 5%

        Calo di nascite da record: è quanto rileva l’Istat nel suo bilancio demografico 2017. La popolazione residente al 1 gennaio 2018 scende a 60 milioni 494mila, segnando una diminuzione di centomila persone (-1,6 per mille) rispetto all’anno precedente. E’ nuovo minimo storico per le nascite, che hanno toccato il picco del -2% rispetto al 2016 con solo 464mila nuovi nati.

        Sempre più spesso, però l’assenza di gravidanze non è una scelta, ma una conseguenza. “Alla base- spiega Luca Mencaglia, medico specialista in Ginecologia e ostetricia e direttore Unità operativa complessa Centro Pma Usl sud-est Toscana– vi sono soprattutto problemi sociali, come la carriera o il bisogno di indipendenza, o magari economici, e quindi la donna tende a ritardare la data del primo concepimento. Si tratta di un problema gravissimo, perché sappiamo che già a 30 anni il patrimonio follicolare di una donna è ridotto di oltre il 50%; a 35 anni rimane solo il 20%; a 40 si riduce al 5%”.

GLI ULTIMI DATI
        In fatto di infertilità, non esiste un genere più colpito rispetto all’altro. Le cause più frequenti di infertilità sono divise al 50% tra il maschio e la femmina. Per quanto riguarda il primo, nella maggior parte delle volte la scarsa fertilità è una cosa congenita. Si nasce quindi con un’alterazione che porta ad una minor produzione di spermatozoi. Il 10% dell’infertilità maschile sono causate da testicolo ritenuto, vale a dire quando questo non scende dopo la nascita e rimane nell’addome. Poi ci sono una serie di concause, come stress, inquinamento e fumo, che possono essere cause dirette o secondarie.

IL PRIMO CONGRESSO NAZIONALE SULLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA
        Il 23 e il 24 febbraio, presso la Leopolda a Firenze, si terrà il 1° Congresso nazionale sulla Procreazione medicalmente assistita, organizzato da Luca Mencaglia. Tra i focus in programma, le regole italiane ed europee per la donazione di gameti e la diagnosi genetica preimpianto.

        Pma Italia è la prima organizzazione di centri nazionali pubblici e privati nel campo della procreazione medicalmente assistita, nata con l’obiettivo di contribuire alla lotta contro la sterilità umana, promuovendo studi e ricerche e valorizzando il rapporto con i pazienti: è la Fondazione di Partecipazione Pma Italia, un progetto innovativo volto a trasformare lo scenario della medicina della riproduzione nel nostro Paese a beneficio sia degli operatori che dei pazienti.

        Scopo principale della fondazione è divenire l’interlocutore di riferimento per tutti i Centri di Pma sia per gli aspetti tecnici che per quelli scientifici.

ITALIA PAESE DI VECCHI
        Nelle donne la maggior parte dei problemi è legata all’età. Nell’80% dei casi osservati di infertilità, è l’età a rendere complicata la fertilità. Generalmente dopo i 38 anni il rischio aumenta esponenzialmente. Ultime ricerche hanno stabilito che la data della prima gravidanza si è spostata, dal 1970 ad oggi, dai 22 ai 36 anni. “Questo ha anche conseguenze- aggiunge Mencaglia- sul tasso di rimpiazzo della nostra generazione. Noi per sostituire la nostra generazione ogni donna dovrebbe avere due figli (esattamente 2,1). In questo momento in Italia, invece, siamo a 1,3. Questo significa che nel 2050 avremo l’86% di popolazione oltre 80enne, e quindi non attiva da un punto di vista lavorativo. Con conseguenze pericolose anche sul nostro welfare.

        L’ingresso degli immigrati non cambia molto la situazione: all’inizio vengono con abitudini diverse, con un tasso di gravidanza più alto, ma dopo due anni si adeguano ai nostri tassi perché riscontrano le stesse difficoltà, se non addirittura maggiori”. Una correlazione, quella con l’età, che è molto meno forte, invece, nell’uomo. “Basterebbe pensare al caso di Charlie Chaplin- spiega Mencaglia- sicuramente un 25enne è molto più fertile rispetto a un 60enne, ma non è così ingente come nella donna. Il problema quindi è molto minore nel maschio”.

Fonte http://www.dire.it/09-02-2018/172418-infertilita-in-4-donne-su-5-e-colpa-delleta-a-40-anni-possibilita-ridotte-al-5/

12 settembre 2018

Pesticidi e fertilità femminile: ci sono legami molto forti

          Dei ricercatori di Harvard hanno pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine i risultati di una loro indagine che mette in relazione infertilità femminile e pesticidi.

          L’indagine è stata effettuata su un campione di 325 donne dai 18 ai 45 anni, che si erano rivolte al Massachusetts General Hospital per ricevere dei trattamenti contro la sterilità con tecnologia riproduttiva assistita. Secondo i risultati della ricerca, le donne che mangiano ogni giorno 2 o più porzioni di frutta e verdura con alti livelli di pesticidi hanno il 18% in meno di probabilità di iniziare una gravidanza e una probabilità maggiore del 26% di avere un aborto spontaneo.

          Gli studiosi si sono rifatti al report dell’US Department of Agriculture’s Pesticide Data Program che misura la presenza di sostanze tossiche negli alimenti in commercio negli Stati Uniti e che ha identificato fra i prodotti ortofrutticoli con una percentuale maggiore di pesticidi fragole, pesche, spinaci e peperoni mentre fra quelli dove il livello di pesticidi è basso si trovano avocado, cipolle, prugne secche, mais e succo d’arancia.

          A questo punto gli scienziati,  attraverso dei questionari hanno rilevato le abitudini alimentari del campione di donne, oltre che altri dati come altezza, peso, salute, integratori assunti e altre informazioni pertinenti, hanno profilato le donne e ne hanno monitorato il consumo di vegetali più o meno contaminati da pesticidi.

          Il risultato è stato eclatante: le donne che mangiavano più di 2 porzioni di prodotti ortofrutticoli con maggiore presenza di pesticidi avevano il 26% di probabilità in più di non portare a termine la gravidanza rispetto a chi ne mangiava meno. I ricercatori hanno dunque concluso che esiste una relazione tra pesticidi, fertilità e aborto spontaneo. Un dato che deve far riflettere, anche alla luce del fatto che uno dei consigli che le donne incinta si sentono dare è quello di consumare più frutta e verdura. Il suggerimento resta valido, ma bisogna prestare attenzione a stare alla larga dai prodotti più contaminati.

Fonte https://dilei.it/salute/pesticidi-e-fertilita-femminile-ci-sono-legami-molto-forti/515258/

11 settembre 2018

Precauzioni post transfer: RAPPORTI SESSUALI Sì O NO?

       Purtroppo, la risposta è no. L’astinenza è una delle precauzioni post transfer che è importante osservare per aumentare le possibilità di successo ed è quindi consigliato evitare qualsiasi tipo di rapporto sessuale almeno fino al test di gravidanza, meglio ancora fino a qualche giorno dopo i risultati.

Картинки по запросу RAPPORTI SESSUALI Sì O NO?        Questo perché la penetrazione può essere dolorosa o poco piacevole – soprattutto per le pazienti che si sono sottoposte a una stimolazione ovarica – e per non creare una sollecitazione dolorosa delle ovaie o la rottura accidentale di qualche follicolo che dopo il pick up presenta contenuto ematico. Soprattutto, però, per assicurare l’impianto e scongiurare il rischio di aborto è importante evitare contrazioni dell’utero, che possono essere causate dalla penetrazione o semplicemente dall’orgasmo. L’ossitocina – anche detta "ormone dell’amore” – aumenta le contrazioni uterine che, al momento giusto, aiutano il parto. Questo ormone, però, è presente nel sangue in grande quantità anche durante l’orgasmo, per questo è importante evitare di stimolarlo nei giorni successivi al transfer.

10 settembre 2018

Celiachia nella donna: infertilità…

“E’ vero che la celiachia non diagnosticata e non adeguatamente curata, in una donna può comportare problemi come infertilità, aborti spontanei ripetuti e menopausa precoce?”

La risposta è: SI.

        Diversi studi scientifici confermano che se la celiachia non viene diagnosticata e curata tempestivamente le donne affette possono andare incontro ad alterazioni della vita riproduttiva con problemi di pubertà ritardata, infertilità, aborto spontaneo, menopausa precoce.

        La celiachia è una malattia caratterizzata da un’intolleranza alla gliadina, una sostanza presente nel glutine e in alcuni  cereali come orzo, segale, frumento, kamut e farro, .

Картинки по запросу Celiachia nella donna        Se una persona è affetta da questa malattia e mangia alimenti che contengono questa sostanza, il suo organismo comincia a produrre degli autoanticorpi che attaccano i tessuti di vari organi come l’intestino, la tiroide, l’ovaio, la pelle, con conseguenti problemi di malassorbimento intestinale, alterazioni tiroidee (ipotiroidismo) e ovariche, problemi dermatologici.

        In particolare nella donna l’azione di questi autoanticorpi a livello ovarico può determinare una diminuzione della cosiddetta riserva ovarica, cioè del numero degli ovociti con riduzione della fertilità e possibile menopausa precoce.

        Come conseguenza del danno a livello intestinale, si osserva una situazione di malassorbimento delle sostanze nutritive come ferro, calcio e vitamine come l’acido folico, la cui carenza, vi ricordo, durante il periodo preconcezionale e durante le prime otto settimane di gravidanza aumenta il rischio di malformazioni del tubo neurale come la spina bifida e l’anencefalia.

        Spesso non è facile diagnosticare la celiachia, in quanto oltre ai sintomi più classici come diarrea e dolori addominali, in alcuni soggetti può essere asintomatica o può presentarsi con dei sintomi atipici come anemia persistente, cefalea, mestruazioni irregolari, aborti spontanei, astenia.

        La malattia si può manifestare fin dall’infanzia determinando, se non diagnosticata, ad esempio problemi nell’accrescimento dovuta al malassorbimento intestinale di sostanze nutritive e pubertà ritardata, ma i sintomi possono spesso comparire molto più tardi, in età adulta.

        La diagnosi tempestiva e precoce della celiachia nella donna è quindi molto importante.

Come si effettua la diagnosi di celiachia?

        Attraverso delle analisi del sangue: anticorpi antitransglutaminasi, antigliandina (AGA) e antiendomisio (EMA), e attraverso una gastroscopia con un prelievo bioptico a livello del duodeno della mucosa intestinale che mostra un’atrofia dei villi.

        Quali sono quindi i sintomi e le situazioni, in una ragazza o in una donna, che dovrebbero farci pensare a una possibile celiachia?

Dovremmo sospettare una possibile celiachia in presenza di:

1)  Sintomi classici della malattia come diarrea, colite (diarrea alternata a fenomeni di stitichezza), gonfiore addominale

2)  Problemi ginecologici come pubertà ritardata se la malattia si manifesta nell’infanzia, cicli mestruali irregolari, aborti spontanei ripetuti, infertilità, fino ad arrivare alla possibilità di una menopausa precoce, se la malattia non viene diagnosticata e curata tempestivamente.

3)  Bisogna sospettarla poi, anche in caso di dismenorrea (mestruazioni dolorose), dispareunia (dolore ai rapporti) e dolore pelvico cronico in quanto sono condizioni che hanno in comune un meccanismo patogenetico: l’iperattività di una cellula di difesa del nostro organismo, il mastocita, che viene attivato dalla gliadina contenuta nel glutine. Eliminando il glutine dalla dieta infatti migliorano anche molte sindromi dolorose ginecologiche

4)  Problemi alla tiroide, come l’ipotiroidismo e la tiroidite

5)  Anemia persistente nonostante l’assenza di altre possibili cause dovuta al malassorbimento intestinale del ferro

6)  Osteopenia, con conseguente maggiore predisposizione all’osteoporosi e alle fratture dovuta al malassorbimento intestinale del calcio

7)  Astenia (cioè debolezza, facile stancabilità), difficoltà nell’accrescimento se la malattia si manifesta nell’infanzia,

8)  Problemi vari legati al malassorbimento di diverse sostanze nutritive come vitamina A,D,E,K,C e del guppo B, zinco, magnesio, selenio, ecc.

9) Problemi a livello cutaneo, come la dermatite erpetiforme

10) Mal di testa (cefalea), in quanto alcuni studi hanno dimostrato che in alcuni casi di cefalea di origine “inspiegabile”questo sintomo può essere la spia di una celiachia

        La diagnosi precoce come vedete è veramente molto importante per la salute riproduttiva e generale della donna, e la cura è semplice: basta eliminare dalla dieta il glutine

        Attenzione quindi a questi sintomi, se li osservate segnalateli al vostro medico e tenete presente la possibilità che potrebbero dipendere da una celiachia non diagnosticata.

Fonte http://www.celiachia.org/celiachia-nella-donna-infertilita/

7 settembre 2018

L’endometriosi: cos’è?

        L’endometriosi è una malattia ginecologica tipica dell’età fertile, ad insorgenza spesso precoce, in adolescenza, con un picco di incidenza tra i 30 ed i 45 anni, il nome deriva dalla parola endometrio, il tessuto che riveste la cavità interna dell’utero. Questo tessuto, sotto l’influenza ormonale, subisce le modificazioni che caratterizzano il periodo ovulare e mestruale, e che terminano con il suo sfaldamento durante la mestruazione. L’endometriosi si caratterizza per la presenza di tessuto simile all’endometrio al di fuori dell’utero, in sedi anomale. L’endometrio viene, in questo caso, definito “ectopico”, ossia fuori posto e a seconda della sua localizzazione si possono distinguere diverse sedi.
        L’endometrio “ectopico” risponde agli stimoli ormonali tipici dell’ovulazione come il normale endometrio: cresce in altezza durante la prima metà del ciclo, si arricchisce di sostanze nutritive durante la seconda, e poi si sfalda negli organi pelvici o in altri organi, causando dolore e infiammazione cronica, con danni funzionali e organici.

        La manifestazione della malattia varia da piccole lesioni a cisti endometriosiche, fibrosi e aderenze di tale gravità da sovvertire l’apparato riproduttivo della donna. L’endometriosi è una malattia cronica molto dolorosa, anche se nel 20-25% circa delle donne può essere asintomatica, i sintomi principali sono: dismenorrea (dolore intenso durante il ciclo mestruale, dolore pelvico cronico, dispareunia profonda (dolore durante i rapporti sessuali), dolore ovulatorio, altri sintomi dolorosi che più raramente si accompagnano all’endometriosi sono dolore al momento dell’evacuazione e/o disuria (emissione di urine con difficoltà e dolore), l’infertilità è l’altro sintomo che assume particolare rilevanza nell’endometriosi.
        L’endometriosi è associata all’infertilità nel 30-40% dei casi, ma la loro correlazione è tuttora controversa.

        L’insieme di questi sintomi, il loro perdurare nel tempo e gli effetti di potenziamento reciproco possono sfociare in un quadro complesso, noto come dolore pelvico cronico; si tratta di un dolore che può giungere a livelli tali da diventare invalidante e compromettere la vita quotidiana.
        All’endometriosi si associano numerosi miti ed equivoci, dovuti in parte ai tabù che accompagnano molti dei suoi sintomi. Proprio a causa di questi miti e tabù, la strada per la diagnosi di endometriosi è lunga e difficile, e possono passare in media anche 9 anni.
        Vari fattori contribuiscono a questo ritardo diagnostico: vi è, innanzitutto, il pregiudizio da parte delle donne stesse che forti dolori mestruali sono normali, che è, quindi, normale soffrire durante il ciclo, a ciò si unisce anche la minimizzazione della verità del dolore da parte dei medici.

La terapia dell’endometriosi può essere medica oppure chirurgica.
        Se si soffre di forti e invalidanti dolori mestruali che impediscono di svolgere le normali attività quotidiane o si ha dolore durante i rapporti sessuali non bisogna vergognarsi di parlarne con il proprio ginecologo, e fare delle eventuali visite specialistiche per capire meglio di cosa si tratta e trovare la soluzione più adatta al proprio caso.

Lo sapevi che…

        Il Parlamento Europeo nel 2004 ha riconosciuto l’endometriosi come uno stato clinico che colpisce 1 donna su 10 nell’Unione Europea ed ha invitato i governi nazionali degli Stati Membri e la Commissione Europea ad informare e sensibilizzare la popolazione sull’endometriosi per ampliare le conoscenze su tale condizione debilitante.

        E’ stato stimato che l’onere annuale per congedi malattia per endometriosi nell’UE viene stimato in 22,5 miliardi di euro e che negli Stati membri la conoscenza di tale malattia, tanto presso i membri della professione medica quanto nel grande pubblico, è bassa.

        In Italia la prima associazione, l’Associazione Italiana Endometriosi (AIE) è stata creata nel 1999, aggiungendosi al circuito internazionale dell’Endometriosis Association, presente in 66 paesi del mondo. L’AIE fondata e gestita solo da donne affette, si occupa di endometriosi nella prospettiva delle donne che ne sono colpite. Alla base del lavoro dell’associazione ci sono gruppi di auto-aiuto diffusi in tutta la nazione, una linea telefonica ed un forum di consulenza specialistica, un notiziario trimestrale e molte altre attività di supporto e informazione.

Fonte https://www.diregiovani.it/2018/09/06/185116-endometriosi-cosa-e.dg/

6 settembre 2018

Alcol dannoso in gravidanza, neonati soffrono se mamma beve

        Ogni settimana in Francia un neonato sviluppa una malattia causata dal consumo eccessivo di alcool e droga da parte delle madre in gravidanza. In sette anni tra il 2006 e il 2013 i piccoli ammalati a causa delle dipendenze della madre sono stati più di tremila. Lo rivela un rapporto dell’agenzia sanitaria francese che ha censito tutti i casi conclamati di sindrome di alcolismo fetale (SAF), responsabile di malformazioni, ritardi nella crescita, disturbi dell’apprendimento e della memoria.
Картинки по запросу Alcol dannoso in gravidanza

       “Si tratta della prima causa di handicap mentale non genetico alla nascita e della prima causa di disadattamento sociale del bambino che potrebbe essere del tutto evitata” recita lo studio. In risposta a dati allarmanti, e sottostimati, avverte l’agenzia sanitaria pubblica, il ministro della Salute rilancia lo slogan “Zero alcol durante la gravidanza”.

         Un’apposita campagna di sensibilizzazione verrà lanciata il 9 settembre, in occasione della giornata mondiale della sindrome di alcolismo fetale. Il nuovo piano salute del governo di Parigi, varato lo scorso marzo, prevede di ingrandire la dicitura “vietato alle donne incinte” sulle bottiglie di vino e alcoolici, già inserita nel 2007.

Fonte https://www.quotidiano.net/blog/malpelo/alcol-come-droga-bimbi-soffrono-quando-la-mamma-beve-33.1952

5 settembre 2018

Infertilità, come reagire alla diagnosi

         "L'infertilità? Per molte coppie arriva come un inaspettato e crudele sgambetto esistenziale, capace di generare frustrazione, dolore, rabbia, ansia". Parole di Vincenza Zimbardi, psicologa dell'IVI, Istituto valenciano dell'infertilità, uno dei maggiori gruppi mondiali di medicina della riproduzione. Che ci racconta non solo quali sono le reazioni più comuni delle coppie alla diagnosi di infertilità, ma anche quali possono essere gli approcci utili per affrontare questa "crisi di vita".

Shock, senso di perdita, frustrazione
         "La prima reazione è in genere di shock e incredulità", afferma Zimbardi. Magari per anni si è stati attenti a evitare una gravidanza, e quando si è deciso di "provarci" ci si aspettava che tutto sarebbe andato per il verso giusto, più o meno velocemente. Invece tutto si ferma, mettendo di fronte a scelte impreviste come per esempio quella di rivolgersi alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

         "Spesso questo si accompagna a un profondo senso di perdita: di fiducia nel naturale ordine delle cose, e dunque nella vita, ma anche di autostima e del controllo sulla propria vita e sul proprio corpo, che viene messo nelle mani di altri" spiega la psicologa. A questo può aggiungersi il senso di colpa, per tutto: dai comportamenti che si sono avuti in passato, al fatto di aver magari aspettato 'troppo' prima di cercare un figlio o di rivolgersi a uno specialista per affrontare la questione". 

         Molto frequente, inoltre, sentirsi sbagliati, fallimentari, inferiori rispetto a chi un figlio ce l'ha, o pensare che gli altri possano vedere in questo modo la coppia infertile.

Come cambia la coppia
couple-1853996_1920         Ma non è solo la percezione di sé a cambiare con la diagnosi di infertilità. Cambiano anche le dinamiche di coppia, oltre che quelle con amici e parenti. "Se per esempio la causa di infertilità è di origine femminile, la donna può temere che il compagno decida di lasciarla per realizzare il suo desiderio di paternità con un'altra donna" racconta Zimbardi. "In realtà, in questi casi il compagno si mostra in genere molto rassicurante, e prospetta una vita insieme anche senza bambini, ma la donna può percepire questa posizione non autentica e può addirittura sentire sminuito il proprio dolore".

          Quando invece l'infertilità è di origine maschile, può succedere che si confonda fertilità con virilità e con potenza sessuale, il che provoca nell'uomo ulteriore rabbia, dolore e senso di perdita.

         "Risultato di queste dinamiche è che possono aumentare i conflitti espliciti o, peggio, impliciti, all'interno della coppia, come pure i risentimenti sotterranei o manifesti nei confronti del partner infertile" sottolinea la psicologa, precisando che anche il sesso può risentirne. "Se viene percepito come privo della sua funzione procreativa, può essere vissuto come meccanico, arido e senza senso".

Come cambiano le relazioni sociali
         Anche rispetto ai rapporti con parenti e amici possono cambiare molte cose. "All'improvviso, il mondo appare nettamente diviso tra la coppia, con le sue difficoltà di infertilità, e gli 'altri', coloro che sono riusciti facilmente ad avere bambini, dai quali non ci si sente assolutamente capiti". C'è come uno sdoppiamento, tra un mondo esterno che continua a vivere come se niente fosse, e un mondo interiore, avvitato sulle proprie sensazioni di sofferenze e disagio. Questo può portare a isolamento e solitudine.

La percezione del tempo
         Un altro aspetto che si ritrova di frequente nelle coppie che hanno ricevuto diagnosi di infertilità o stanno seguendo un percorso di PMA è un netto cambiamento nella percezione dello scorrere del tempo, che da un lato sembra più inarrestabile e veloce di prima - sembra che non ci sarà più tempo per fare nulla, che la vita sia praticamente già finita - e dall'altro sembra non passare mai: se un trattamento richiede per esempio un mese di attesa, la percezione diventa quella di un'attesa infinita.

Infertilità e difficoltà psicologiche: tre consigli per superarle
         Se le "tempeste" emotive e psicologiche sono spesso inevitabili a fronte di una diagnosi di infertilità, questo non significa che non possano essere affrontate e superate. Ecco come farlo, con i consigli di Vincenza Zimbardi:

1. Rendersi consapevoli della situazione e del percorso da fare. "Il paziente con infertilità deve essere protagonista del proprio problema e della propria cura" spiega la psicologa. "Significa non nascondersi e informarsi tantissimo - Internet offre molte occasioni in questo senso - per raggiungere la maggiore consapevolezza possibile".

2. Aprisi al confronto all'interno della coppia. "È molto importante riuscire a comunicare in modo efficace, senza timore di esporsi per quello che si sente, per raccogliere tutte le risorse utili per affrontare il percorso scelto". A volte, per riuscirci può essere rivolgersi a uno psicoterapeuta o a un counselor, che può dare spunti di riflessione utili per capire meglio cose che appaiono terrificanti o confuse. "Alla fine, spesso si scopre che non lo sono così tanto" rassicura la psicologa.

3. Cercare il confronto con altre coppie che hanno avuto esperienze simili. “Molto utili per esempio sono i gruppi di automutoaiuto: vedere che chi ha avuto i miei stessi problemi è riuscito a superarli e che possono esserci serenità o accettazione è un grande incoraggiamento".

Fonte https://www.nostrofiglio.it/concepimento/infertilita/infertilita-come-reagire-alla-diagnosi

3 settembre 2018

Integratori per infertilità maschile non sono efficaci

        Spesso utilizzati contro l'infertilità maschile, gli integratori a base di antiossidanti non sono efficaci nell'aumentare la possibilità di concepire naturalmente. A fare chiarezza è un ampio studio clinico eseguito in otto centri di fertilità degli Stati Uniti e presentato alla 34ma riunione annuale dell'ESHRE, la Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia.

        L'indagine è stata condotta su 174 coppie ai cui uomini era stata diagnosticata infertilità del fattore maschile sulla base di parametri spermatici misurati all'inizio del prova e dopo tre mesi. Nel frattempo, a un gruppo di loro è stato somministrato un supplemento giornaliero in compresse contenente vitamine C, D3 ed E, acido folico, zinco, selenio e L-carnitina; il gruppo di controllo ha ricevuto un placebo.

        A tre mesi, i risultati hanno mostrato solo una "leggera" differenza nella concentrazione spermatica tra i due gruppi e nessuna differenza significativa nella morfologia, nella motilità o nella misurazione della frammentazione del DNA. Anche il tasso di gravidanza non differiva in modo sostanziale: era del 10,5% nel gruppo antiossidante e del 9,1% nel placebo.

         In precedenti studi, gli antiossidanti sono stati collegati a miglioramenti nella qualità dello sperma ma erano limitati da piccoli numeri ed eterogeneità nei pazienti. Il nuovo studio controllato randomizzato, conclude l'autrice, Anne Steiner dell'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, negli Usa, «è stato progettato per colmare queste lacune e fornire prove più solide». E «i risultati non supportano l'uso empirico della terapia antiossidante per l'infertilità da fattore maschile in coppie che cercano di concepire naturalmente».

Fonte ANSA

2 settembre 2018

La fecondazione assistita come soluzione all’infertilità

      Pur essendo fondamentalmente una questione semplice, il rimanere incinta ed avere un bambino può diventare una faccenda complessa e con eventuali risvolti emotivi poco piacevoli.
      E’ il caso ovvio di una qualche complicanza nell’apparato di riproduzione dell’uomo o della donna che porta alla negativa conseguenza dell’infertilità. Se nel passato questa condizione poteva essere praticamente irrimediabile, al giorno d’oggi grazie alle innovazioni in campo medico, biologico e scientifico abbiamo un possibile soluzione a tale problema ovvero quella che viene chiamata la fecondazione assistita.

      Fortunatamente non siamo più nel medioevo, in cui se uno dei due partner era responsabile di questa situazione decisamente non desiderata, veniva visto in malo modo e la sua reputazione e status messi in discussione. Se dopo un anno o più di tentativi di avere un bambino non si è ancora giunti al risultato desiderato è decisamente il caso di approfittare di questa tecnica ovviamente se suggerita dai dottori e dalle persone più informate. Da far presente che i problemi di concepimento possono essere fatti risalire alla donna come all’uomo.

Andiamo a spiegare cos’è la fecondazione assistita
      Detto semplicemente la fecondazione assistita (chiamata anche fecondazione artificiale) sono tutte quelle pratiche cliniche che riescono a determinare una gravidanza, appunto in una coppia che non ha ottenuto risultati dopo un anno o più di tentativi di procreazione naturale.
fecondazione assistita      Senza andare eccessivamente nello specifico diciamo semplicemente che i metodi per ottenere una gravidanza con la fecondazione assistita tramite l’inseminazione artificiale, possono variare a seconda delle caratteristiche che presenta la coppia che non riesce a procreare.
      Un elemento che sicuramente può influisce in questa situazione spiacevole è l’età della donna che deve rientrare nei quarant’anni o meno, dopo tale età le probabilità di poter concepire facilmente e senza problemi calano.
      Le tecniche principali sono basate su accurata analisi di tutti gli elementi che sono in relazione al risolvere il problema dell’incapacità ad avere un bambino, possono essere riassunte nella fecondazione in vivo e la fecondazione in vetro, tecniche appunto proprie di quella che viene denominata “inseminazione artificiale”.
      Queste tecniche vengono attuate in base ai problemi che la coppia presenta e sono appunto parte di ciò che viene chiamato fecondazione assistista.
      La coppia in questione si presenta in un centro specializzato in tecniche di inseminazione e da li inizia il loro percorso che si svilupperà in tutte le sue fasi in tale centro.

Tecniche di inseminazione
      Andiamo ad esaminare entrambe le situazioni sopra elencate:  il primo caso consiste nell’inserire nel corpo femminile degli spermatozoi nell’utero in modo da farli incontrare con l’ovulo.
      La fecondazione in vetro invece è la cosiddetta nascita in provetta, per cui l’ovulo viene fecondato da spermatozoi ma al di fuori del corpo femminile.
      Ovviamente queste due procedure non sono meccaniche, ma sono attuate dopo tutta una serie di esami e di consulenza alla coppia interessata e col centro specializzato nella tecnica che segue le due persone passo per passo.

      Sono ovviamente incluse in tutto questo tutte le informazioni che riguardano precedenti fisiologici e patologici, che siano personali od ereditari (quindi che riguardano i genitori della coppia) di entrambi i componenti della coppia.

      Tutte queste procedure ancora una volta ovviamente non sono meccaniche, sono personalizzate cioè vengono studiate e messe in vigore a seconda della condizione della coppia che si presenta.
      Nel caso della fecondazione in vitro gli ovuli vengono prelevati ed anche gli spermatozoi e congelati in modo da poter essere usati al momento giusto per potere effettuare il concepimento.
Questo per varie ragioni non avviene in tutti i centri di fecondazione assistita ma solo alcuni.

      Tutta questa procedura ha purtroppo un costo ma ogni regione ha la sua serie di regole che servono per alleggerire questi costi, anche se ce ne sono alcune che non si prendono in carico di nessuna spesa.
      I costi di tali operazioni di fecondazione assistita vanno dai cinquecento ai mille euro per la fecondazione in vivo e per quella in vetro tra i duemilacinquecento e i quattromilacinquecento, il tutto approssimativamente.
      Da notare comunque che in nostro paese le donne che utilizzano il questo servizio sono leggermente più in avanti con l’età rispetto alla media europea e molte hanno un’età che si aggira sui quarant’anni.
      Tale età è significativa nel campo della fecondazione assistita dato che può essere certamente considerata una età limite per ottenere una gravidanza senza problemi.

Fonte https://www.laprimapagina.it/2018/08/21/fecondazione-assistita-inseminazione/

Lo stress riduce la fertilità nelle donne, non quella dei maschi

         Lo stress riduce la fertilità delle donne. Questo, però, non vale per gli uomini. E' quanto emerge da un nuovo studio dell'...